Identificarsi digitalmente per ottenere accesso alle crypto: l’offerta sembra allettante ma potrebbe rivelarsi problematica.
Sembra si stia generando una nuova tendenza poco controllata e soprattutto molto azzardata, che consente di ottenere un gruzzolo di soldi in cryptovalute, ma che potrebbe mettere a serio rischio i propri dati, non essendo a conoscenza dell’utilizzo che se ne farà.
Una ricchezza del digitale sono sicuramente le enormi banche dati delle aziende: più si riescono a ottenere dati dettagliati sulle persone, più sarà possibile utilizzarli per studi, creazioni di pubblicità ad hoc e quant’altro. Dammi le tue biometrie e ti darò dei Worldcoin, così sembra andare l’accordo per ottenere criptovalute. Ma cosa si nasconde dietro questo baratto, e perché può considerarsi così pericoloso?
È finito sotto l’occhio del Garante per la protezione dei dati personali spagnolo, motivo per cui ha iniziato a far notizia spopolando tra nuovi papabili clienti. Il metodo consente alla Tools for Humanity Corporation di ottenere dati, in cambio di un ‘pagamento’. Il Garante ha ordinato alla Tools for Humanity Corporation, la società che gestisce Worldcoin, uno stop di tre mesi, in Spagna, dove il servizio conta già un numero enorme di utenti.
Cosa sta accadendo in Spagnaper un po’ di criptovalute e cosa si rischia con la vendita della propria identità digitale
Worldcoin è stato lanciato dall’amministratore delegato di OpenAI Sam Altman, poi tirato fuori dal progetto e assunto da Microsoft. Detto in parole più semplici si tratta della prima valuta digitale che adotta un sistema di credenziali per l’utilizzo. Per quanto ne sappiamo, infatti, le criptovalute sono sempre state ‘libere’, senza riconoscimento dell’utente.
In questo caso invece, il riconoscimento viene gestito da un dispositivo biometrico chiamato orb, attraverso il quale gli utenti vengono letteralmente ‘scansionati’ in cambio di una fornitura gratuita di un documento di identità attraverso il quale poter accedere, e una certa quantità della criptovaluta.
A quanto attesta l’azienda, le scansioni dovrebbero servire solo come una forma di identificazione, per creare un meccanismo affidabile che distingua gli utenti umani dalle macchine, ma la società non ha chiarito per quali altri fini sarebbero state utilizzate e la questione ha aperto diversi punti interrogativi, soprattutto perché le persone si sono rese disponibili a cedere i propri dati pur di ricevere un pagamento in criptovalute in cambio. Ora l’identità è biometrica è letteralmente in vendita, ma questa pratica non convince: si consiglia di aspettare più specifiche prima di cedere alla proposta allettante: nel mondo digitale la vostra identità è oro.